Le mie foto per il sito web del ristorante Pepata di Corte

Qualche tempo fa mi è stato chiesto dal proprietario di un bellissimo ristorante nel centro di Udine (la Pepata di Corte), se ero interessato a fare le foto per il suo ristorante da inserire nel nuovo sito web che era in procinto di creare. Come sapete le foto che faccio io non c'entrano nulla con le foto all'interno dei locali ma siccome in quel ristorante ho fatto dozzine di foto, di cui è presente una mia esposizione all'interno da un anno, in più il locale è bellissimo e il proprietario un amico... ho accettato molto volentieri :)

Mi è stato chiesto di fare le foto anche ai piatti (il menù insomma) ma io in quello sono negato proprio :) ...così ho contattato la mia amica Barbara Martello (link al suo sito) che è bravissima a fare quel genere di foto, e infatti ha realizzato dei bellissimi scatti ai favolosi piatti preparati alla Pepata di Corte che potete vedere nel suo sito.

Vi lascio il link al sito web che ha creato Alessandra Conte, io ho mandato solo le foto: 

☛  Pepata di Corte  ☚

...e la gallery completa con tutte le foto, ovviamente molte non ci sono sul sito per questioni di spazio e grafica. Son scattte tutte con la Leica Q,

E se siete di Udine, o vi capita di passare, vi consiglio di fermarvi per mangiare o bere un taglio (bicchiere di vino) e di iscrivervi alla newsletter per sapere le ultime novità sul menu ed eventi!

Video della lettura del mio testo "strangeR" a Udine

Prefazione: in occasione della settimana della salute mentale, oltre alla mia mostra "Disturbo?", ci sono state altre iniziative organizzate dalla cooperativa Itaca e non, tra cui la lettura di alcuni testi selezionati, che avevano come tema e titolo "WHEN YOU ARE STRANGE(R)/QUANDO SI È STRANI(ERI)". Io ho scritto il mio, riguarda la mia esperienza fotografica durante gli sbarchi in Sicilia mentre ero lì per Der Spiegel per fare un reportage. 
(Per avere più  informazioni sull'iniziativa qui c'è la descrizione dettagliata)

Il mio testo intero lo metto a disposizione qua sotto, mentre se volete vedere le foto e i video dei fatti di cui parlo nel testo, sono qui:

 

“When you are strangeR” testo di Giulio Magnifico

La mia passione è la fotografia, la quale mi ha portato a viaggiare in paesi molto distanti da casa e dall’Italia ma è proprio in Italia, a pochi chilometri da casa, che mi sono sentito straniero e strano contemporaneamente. Mi è capitato in Sicilia, sulla costa che si affaccia vero l’Africa, tra Augusta e Pozzallo, mentre mi trovavo lì insieme ad una giornalista tedesca di Der Spiegel, con lo scopo di effettuare un reportage sui migranti che arrivavano in Sicilia partendo dalle coste africane. Mi è capitato di andare da solo in Iraq nel 2014, diverse volte lungo il confine Turco-Siriano, e di viaggiare e fotografare in tutta l’Europa senza nessun timore…ma non sapevo cosa mi aspettava sulle vicine coste siciliane.
Una volta arrivati a Catania e scaricati i bagagli in albergo, abbiamo fatto un giro per la città per tastare la situazione, e subito ci siamo accorti dell’elevato numero di migranti presenti, comunque abbastanza integrato in città, tra i parchi, la stazione e il lungomare. Una situazione pesante ma non critica come quella che ci avrebbe atteso nei giorni seguenti, per i quali il nostro programma prevedeva di andare a documentare uno sbarco nel porto di Augusta e di muoverci verso Siracusa e Pozzallo. Così la mattina dopo partiamo verso il porto commerciale di Augusta, dove arriviamo con un buon anticipo e nel porto vuoto, alle prime ore del mattino per aspettare la nave della marina militare, che avrebbe dovuto attraccare entro un paio di ore. Nel frattempo facciamo amicizia con le uniche altre persone presenti, quattro ragazzi, giornalisti, che stavano girando un video documentario per il parlamento europeo. Il clima era molto disteso, rilassato, nonostante il grande caldo aspettavamo all’ombra di una gru scrutando il mare in cerca della nave…passando le ore ma niente, dalle nove del mattino arriva presto mezzogiorno, quando, insieme al gran caldo, vediamo arrivare in lontanza dal mare anche la nave e un po’ di movimento di auto della polizia, esercito, ambulanze e mezzi dei soccorritori. Questo volevo dire che la nave della marina militare stava per attraccare, ed infatti pochi minuti dopo inizia il processo di avvicinamento al molo. Già dalla distanza si potevano vedere centinaia di persone ammassate sopra la nave, sotto il sole, alcuni si proteggevano dal sole sotto delle grandi lenzuola bianche, altri guardavano incuriositi il primo approdo sicuro dopo molti giorni passati in mare. Io estraggo la macchina fotografica dalla borsa e inizio a scattare finché la nave non si avvicina controvento al molto e si inizia ad avvertire un odore acre fortissimo di sudore e fatica, di persone rimaste in mare, sotto il sole e senza possibilità di lavarsi, per quasi una settimana. E più la nave si avvicina e più mi rendo conto che quelle centinaia di persone, ammassate sul ponte della nave militare e in pessime condizioni igieniche mi guardava, come io guardavo loro grazie al teleobiettivo, e da quel momento inizio a capire che non sarà facile come pensavo, che non stavo fotografando la lamiera della nave ma la sofferenza delle persona sopra, senza che loro potessero accettare o rifiutare, e soprattutto senza che io potessi comunicare con loro, anche solo per spiegare perchè ero li e costa stavo facendo. Quelle persone venivano fotografate da me come una persona può fotografare animali dentro uno zoo, con la differenza che loro capivano cosa stavo facendo e gli animali dello zoo non avevano rischiato la vita come loro, non avevano dovuto scappare dalle loro terre, non avevano dovuto lottare per sopravvivere, non avevano visto morire persone care al loro fianco…E io stavo catturando la loro anima, per impressionarla sui miei files, senza nemmeno chiedergli il permesso. Stavo tremando dall’emozione che mi provocava il disagio, dovevo usare dei tempi di scatto più lunghi per evitare che si percepisse il tremolio nelle foto. E come se non bastasse le operazioni di attracco sembravano infinite. Quando la nave era ormai a pochi centimetri dal cemento del molo, l’odore era fortissimo, e quei volti e quegli sguardi dispersti ad appena un paio di metri da me. Non volevo catturare la loro sofferenza in questo modo, senza che loro potessero reagire, accettare o meno, erano obbligati a stare lì, come se fossero in mostra per me. Io mi sentivo totalmente fuori posto, non avrei voluto fotografare quelle persone ma magari aiutarle, come i volontari presenti sul posto, ma il dovere era quello di fotografare e dovevo farlo. La cosa che mi permetteva di continuare a fotografare era il sapere, dentro me stesso, che quello che stavo facendo era un bene per loro, che attraverso quelle immagini le persone che hanno un vita normale, avrebbero potuto rendersi conto di quello che avevano attraversato quelle persone, e della disperazione, angoscia e sofferenza nei loro volti. Quando puntavo la mia lente verso di loro, alcuni si coprivano, non volevano essere fotografati, e non lo facevano perchè si rendevano conto della loro situazione ma perchè avevano paura che le persone dalle quali sono fuggite potessero riconoscerli e fare del male alle loro famiglie, rimaste a migliaia di chilometri. La cosa per me era sempre più difficile, provavo un disagio sempre più forte, sopratutto in virtù del fatto che, nonostante la nave avesse attraccato da parecchio, i migranti dovevano aspettare che i medici salissero per effettuare tutti i controlli sanitari necessari a non contagiare i volontari che li dovevano accogliere. Noi sotto all’ombra della loro nave, con acqua, mascherine davanti alla bocca e loro sul ponte della nave, seduti sulle lamiere, sotto il sole , da giorni in mare e sottoposti a controlli come bestie. Il mio malessere stava prendendo il sopravvento, non riuscivo quasi più a fotografare, cercavo di parlare con le altre persone sul posto, cercavo di distrarmi per non pensare al loro malessere. Solamente col passare dei minuti, i migranti sulla nave iniziavano ad avere espression più rilassare, a capire che finalmente erano salvi, erano arrivati alla fine della peggiore parte del loro lungo viaggio, d gli sguardi da timorosi si tramutavano in speranzosi e fiduciosi. Alcuni di loro sorridevano e una ragazza in cinta mi faceva perfino il segno del cuore con le mani. Così lentamente e con loro, anche io iniziavo a rilassarmi e distendermi, non tremavo più e riuscivo a guardare quelle persone in modo diverso, non come animali dentro una gabbia in mare ma come persone speranzose, persone contente che la loro sofferenza fosse finita e che finalmente avesssero messo piede sulla terraferma italiana, o meglio europea. Dopo tutti i controlli sanitari hanno iniziato a scendere, e venivano accompagnati dentro dei tendoni della protezione civile, con all’interno delle brandine dove potevano riposare, ricevere informazioni e gli venivano consegnati dei sacchetti con all’interno cibo e acqua. Noi li abbiamo seguiti durante queste operazioni e ad una ragazza siriana incinta abbiamo dato il nostro telefono per chiamare sua madre, rimasta a Damasco, che non sentiva da 15/20 giorni. La telefonata era commovente, mentre io giravo un toccantevideo, lei non riusciva a parlare dall’emozione, tanto che è scoppiata in lacrime e ha dovuto passare il telefono a suo marito vicino a lei. In quel momento mi sono girato e ho visto l’altro giornalista che stava filmando come me, con il volto completamente in lacrime dalla felicità, li ho capito che non ero il solo a sentirmi straniero nonostante fossi nella mia Italia.

Foto e video presentazione mostra "Disturbo?" - Libreria Feltrinelli, Udine 7 Ottobre

Venerdì sera del 7 Ottobre 2016, presso la Libreria Friuli di Udine (dove sono esposte quattro foto), abbiamo presentato la mostra "Disturbo?". La presentazione è stata fatta con la toccante prefazione di Carlo Bressan, mentre venivano proiettate le slides con le foto mie e di Ivan Quaiattini sullo sfondo. La mostra sarà presente nella vetrina di 9 librerie di Udine, per ulteriori dettagli ed informazioni vi rimando a questo articolo in cui ho scritto tutti i dettagli.

Lascio le immagini della presentazione, un breve video di 3 minuti dove parlo io e il video con le slides che veniva proiettato mentre parlavamo.  

Il merito della realizzazione di questa esposisizione va ad Ivan Quaiattini per aver pensato a me per questo splendido progetto, alla Comunità Nove di Udine e Cooperativa Sociale Itaca per aver reso possibile, sponsorizzando ed organizzando, l'evento. 

Mostra "Disturbo?" a Udine dal 7 al 15 Ottobre 2016

Questa mostra è molto particolare e per questo altrettanto interessante, poco tempo fa sono stato contattato da Ivan Quaiattini, chiedendomi se ero interessato a sviluppare un progetto per un esposizione insieme a lui, ovviamente accetto e mi faccio spiegare di cosa si tratta.
Oltre ad essere un fotografo, Ivan lavora (come tecnico) dentro il Parco di Sant'Osvaldo di Udine (l'area dell'ex-manicomio di Udine) e ha avuto occasione di fotografare, e avere la liberatoria, di alcune dei pazienti all'interno. Quelli che ha realizzato sono scatti e ritratti di grande impatto emotivo che lui ha già usato in occasione della settimana della salute mentale del 2015. Questa prefazione serve per spiegare che anche quest'anno, come ogni anno, si svolge la "settimana della salute mentale" dal 7 al 15 ottobre e il tema di quest'anno è "Esseri Umani, Essere Umani", così Ivan ha pensato di contrapporre i mie ritratti fatti ai rifugiati tra Turchia, Siria ed Iraq ai suoi ritratti fatti nel Parco di Sant'Osvaldo. Questo per far trasparire l'umanità e la dignità in ognuno di questi sguardi, perchè siamo tutti esseri umani.

Questa mostra si inserisce nella settimana nazionale della salute mentale e in una serie di eventi organizzati dalla Comunità Nove di Udine e Cooperativa Sociale Itaca. Ci saranno quindi 22 foto stampate 60x40cm ed esposte nelle vetrine di 9 librerie di Udine. Le foto sono esposte accoppiate, anzi contrapposte, tra i volti ritratti da Ivan a Udine e i miei ritratti catturati in medio oriente. Ogni coppia di foto sarà accompagnata dalle didascalia e dalla locandina dell'evento con scritta la lista delle librerie.

Trovo siano tutte immagini molto forti, che lasciano qualcosa dentro chi le guarda, quel qualcosa che vorrei servisse a far capire che tutte le persone sono esseri umani, indipendente dalla loro condizione fisica, mentale o geografica.


L'inaugurazione è stata più complicata del previsto da preparare, in quanto le foto non sono tutte presenti fisicamente nel luogo dell'inaugurazione (la Libreria Friuli di Udine), quindi abbiamo deciso di creare delle slides con tutte le foto, e proiettararle mentre uno scrittore, Carlo Bressan, leggerà un suo testo e presenterà questo progetto.
L'inaugurazione si terrà venerdì 7 Ottobre ore 18 alla Libreria Friuli, in largo del Pecile a Udine, mentre per vedere fisicamente le foto dovrete passeggiare per il centro di Udine, soffermandovi sulle vetrine di queste 9 librerie (2 per libreria, 4 nella libreria Friuli e Feltrinelli):

  • Friuli
  • Feltrinelli
  • Paoline 
  • Kobo
  • CLUF 
  • Moderna
  • Tarantola
  • Giunti 
  • Ubik

Per chi non ha la possibilità di venire all'inaugurazione aggiornerò questo articolo con il video delle slides e le slides stesse Sabato 8

Devo ringraziare Ivan Quaiattini per aver pensato a me per completare questo splendido progetto, alla Comunità Nove di Udine e Cooperativa Sociale Itaca per aver reso possibile, sponsorizzando ed organizzando, l'evento.

Relatore all'università di Salerno per la conferenza "Cittadinanza Digitale 2"

Martedì 20 settembre 2016 ho fatto un intervento come relatore alla conferenza "Cittadinanza Digitale 2", presso l'Università di Salerno. Tutto è iniziato grazie al podcast di Digitalia che ascolto da qualche anno e al professore dell'università di Salerno Massimo De Santo, il quale mi ha invitato, insieme ad altre due relatori, a tenere questa conferenza sul tema della cittadinanza digitale. A dir la verità ero stato invitato alla prima conferenza ma un problema fisico mi ha impedito di andare, così sono stato gentilmente re-invitato alla seconda edizione. La conferenza non è improntata sulla fotografia, bensì sulla tecnologia a "tutto tondo", di cui ho parlato insieme ad altre due persone che lavorano grazie allo sviluppo della tecnologia: Audra Bertolone, assistente virtuale; e Michele Vitale, fondatore di Bastabollette.it.

Mentre il mio è stato un intervento fondato sulla mia esperienza di fotografo freelance, grande usufruitore delle tecnologie, viaggiatore e conoscitore dei problemi attuali del Medio Oriente e della sua instabilità dovuta allo stato del gruppo dello stato islamico (ISIS), il quale fa ampio e massiccio utilizzo della tecnologia per la propaganda e il controllo dei suoi territori. 

Sono stati due giorni veramente belli ed intensi, l'organizzazione dell'Università di Salerno e del Databenc è stata incredibile e perfino troppo perfetta. Detto questo non posso fare altro che lasciarvi alcune "foto ricordo" che ho scattato con iPhone 6S e sopratutto l'audio e le slide della conferenza.

Io ho parlato per ultimo, quindi se volete andare direttamente al mio intervento saltate al minuto 1h e 04m ma vi consiglio di vedere e ascoltare anche i due interventi precedenti di Audra e Michele perchè sono davvero interessanti. Vi lascio quindi il video del mio intervento (più quello completo) e le slides (fatte con Keynote)

 

Mostra persona "Dal Confine" a Ravenna dal 16-9-2016 a 8-10-2106

Durante l'estate sono stato contattato da un gruppo di ragazzi di Ravenna con la passione del giornalismo e della conoscenza, chiamati "Il gruppo dello zuccherificio". I quali si sono impegnati, a Ravenna, nella realizzazione di una mostra con le mie foto e di diverse conferenze sul tema dei confini di guerra. La mostra si terrà nel Chiostro Grande della Biblioteca Classense dal 19 settembre all'8 ottobre. 

Vi lascio le foto dell'inaugurazione, la locandina con gli orari e dettagli più la mia intervista. 

image.jpg

Dal confine. Tra Siria e Turchia nelle fotografie di Giulio Magnifico.

Giulio Magnifico è un fotografo freelance. Friulano, classe 1987, predilige la fotografia di reportage e street, tramite la quale ha documentato il viaggio dei migranti verso l’Europa. Ha viaggiato molto (Siria, Iraq, Sicilia e Parigi) e ha collaborato con il giornale tedesco ‘Der Spiegel’ per due reportage, ha esposto le sue foto in una galleria di Londra e attualmente è possibile vedere i suoi scatti presso lo studio fotografico Piccinin di Udine.

Venerdì 16 settembre alle 16.30 c/o la Biblioteca Classense in Via Baccarini a Ravenna, Giulio sarà ospite del Grido della Farfalla 2016 per inaugurare la mostra“Dal confine, tra Siria e Turchia nelle fotografie di Giulio Magnifico”, una serie del 2014 e del 2015. La mostra proseguirà fino all’8 ottobre ed è inserita nel programma della Notte d’Oro.

Potete visitare la mostra c/o il Primo Chiostro della Biblioteca Classense nei seguenti orari: lun – ven 09 – 19, sab: 09 – 18. 8 ottobre, Notte D’oro, apertura straordinaria: 09 – 21 (Per informazioni mail gruppodellozuccherificio@gmail.com, tel 346 3596917)

Noi, come al solito, abbiamo curiosato nella vita del nostro ospite e gli abbiamo fatto un po’ di domande sulla fotografia.

Come e quando hai deciso di dedicarti al reportage?

Credo che il compito della fotografia sia quello di raccontare con delle immagini, e sviluppare un reportage è il modo più esaustivo per raccontare una storia. Per questo ho iniziato circa 5 anni fa a fare dei reportage da diverse zone, come Siria, Iraq, Sicilia, Croazia, e altre che avessero in comune la possibilità di raccontare delle storie e vedere delle realtà diverse dal quotidiano.

Perché hai scelto il B&N per le tue foto?

Perché la luce tecnicamente non ha colori, noi  percepiamo la luce riflessa dagli oggetti come colori ma la fotografia più “reale” è in bianco e nero. Inoltre quando ero a scuola (liceo artistico) ho imparato a dipingere dal vero in bianco e nero guardando solo la luce, per questo mi è rimasto “l’occhio” per la luce senza colore.

Quali sono i fotografi a cui fai riferimento o dai quali trai ispirazione?Non sono un amante di un fotografo in particolare, mi piacciono diversi fotografi ma ognuno in maniera diversa a seconda dei periodi in cui hanno fatto le foto. Mi piacciono molto Robert Doisneau, Sebastiao Salgado, Robert Capa, Josef Koudelka, Michael Kenna e altri che sicuramente ho dimenticato di inserire. Mi piace guardare anche le foto di fotografi sconosciuti, l’importante trovo che sia quello che le immagini riescono a trasmettermi.

Che attrezzatura usi per i tuoi reportage?

Dipende, di solito utilizzo una Nikon D800E con due lenti, un 35mm f/1.4 e un 105mm macro f/2.8, il primo mi permette di fotografare delle scene più ampie e il secondo di focalizzarmi sui dettagli. Da poco ho aggiunto una Leica Q che uso al posto della Nikon + 35mm, in modo da avere due fotocamere pronte, una (Leica Q) per le scene con un 28mm e l’altra (Nikon D800E) con il 105mm macro per i dettagli. Inoltre utilizzo una piccola Nikon 1 V1 con obiettivo sempre 28mm, per fare video o foto di “documentazione” a colori.  Nei reportage ogni tanto monto anche una piccola videocamera (Polaroid Cube) sopra la macchina, così da poter fare simultaneamente un video e mostrare tutto il background dietro ad uno scatto.

Quanto influisce l’attrezzatura e quanto invece la tecnica?

La tecnica sicuramente influisce molto di più rispetto all’attrezzatura. Con una buona tecnica puoi fare delle foto che raccontino storie ed emozioni, anche con una scarsa attrezzatura, mentre il contrario non è possibile: uscirà una foto “bella” da guardare, ma povera in emozioni. E per tecnica non intendo solamente la parte relativa allo scatto ma anche l’approccio umano con le persone e il saper viaggiare nei posti più diversi.

Quando sei sul campo e scatti, hai già in mente la destinazione delle immagini (libri, giornali, web)?

Le foto le realizzo in primis per me e per il mio sito, se poi dei giornali le richiedono mi fa piacere concederle, ma non scatto con l’idea di venderle ad un giornale.

Quali sensazioni vuoi trasmettere con le tue foto? E cosa porti a casa (emotivamente) dopo un reportage di questo tipo?

Vorrei riuscire a trasmettere le stesse sensazioni che provo io mentre fotografo: gli sguardi delle persone, le emozioni di una scena notturna, i racconti che sento… Quando torno ho sempre imparato qualcosa in più, emotivamente sono storie nuove, ovviamente mi sento provato per quello che ho visto, ma la voglia di raccontare supera la bruttezza di certi fatti. Quando fotografo non riesco a rendermi conto di quello che vedo realmente perché è come avere un filtro tra me e quello che sta davanti all’obiettivo.

Fai parte di un collettivo/agenzia o lavori da solo?

Per adesso da solo, la mia è una passione che porto avanti da solo come freelance.

Hai un aneddoto particolare da raccontare?

Vorrei dire solamente che all’inizio di ogni viaggio, di ogni reportage, non si sa mai cosa succederà alla fine. Su una settimana, i primi 3 giorni possono essere un po’ “vuoti” mentre poi si realizza tutto alla fine, oppure il contrario. Vorrei solo dire di non sentirsi demoralizzati se all’inizio non è come lo si pensava, o se le prime foto non vengono bene… Bisogna continuare senza rassegnarsi, non si può sapere quando arriverà la foto giusta, può essere la prima e poi sentirti contento, oppure l’ultima, e per questo sentirti demoralizzato fino a quella foto.

A cura di Giorgio Zattini e Davide Baldrati

Mostra personale al MED Photo Festival a Catania

Ho avuto la piacevole sorpresa di essere stato invitato al MED Photo Festival, la più importante manifestazione fotografica siciliana che si svolge (col patrocinio anche del ministero italiano dei beni culturali) tra Catania, Modica, Taormina e Noto dal 6 al 29 Maggio. I nomi dei precedenti vincitori sono del calibro di Berengo Gardin,  Ferdinando Scianna, Franco Fontana, Mario Cresci, Peppino Leone...ed altri importanti nomi ancora. 

 La mia esposizione sarà a Catania in borghetto Europa, l'inaugurazione il 14 Maggio. E siccome il tema di quest'anno è "Luce", le mie foto saranno tutte delle scene catturate in strade e scattate con una picccola macchina fotografica mirrorless (Nikon 1 V1 con lente 1Nikkor 10mm f/2.8), per ulteriori informazioni vi lascio il sito del MED Photo Festival

image.jpg
image.jpg
image.jpg

Esposizione "I volti dei migranti" a Trieste il 14/05/2016

Grazie ai ragazzi di Triesteincontra, Sabato 14 Maggio presso la piazza della Repubblica di Trieste, ci sarà una mia esposizione sui migranti al confine Croato-Sloveno.

Io purtroppo non ci potrò essere perchè sono all'inaugurazione di un'altra mia esposizione a Catania, vi lascio tutti i dettagli e il programma, gli incontri  saranno molto interessanti!

 

image.jpg
image.jpg

Intervista per il giornale online L'Oppure

Sabato 19 marzo è stata pubblicata una mia intervista per il giornale online L'Oppure. La mia è la prima di una serie di interviste dedicate ad artisti e personaggi importanti locali. Devo ringraziare Enrico Pascatti per l'opportunità e per l'ottima conversione delle mie parole in testo. 

 

Giulio Magnifico: “Mi piace documentare la tradizione”

Giulio è un fotografo friulano di ventinove anni. Il focus della sua macchina è rivolto principalmente alla street photography, e può vantare diverse collaborazioni con testate nazionali ed estere (Der Spiegel, Click Magazine, Independent, Messaggero Veneto, Inspired Eye, digitalreview), mostre personali a Tolmezzo e Udine; ha vinto il premio Treccani “Eccellenza del web” e il Nikon Forum Contest 2015, tenuto conferenze in molti circoli fotografici, scuole e atenei della nostra regione. I suoi reportage provengono dalle osterie udinesi e dal confine turco-siriano, i soggetti sono uomini sedentari – estimatori del tajut del primo pomeriggio – e uomini che nascono per la seconda volta – partoriti dal mare, sulle coste siciliane. Lo abbiamo raggiunto per una chiacchierata intorno alla fotografia, al giornalismo e alle tradizioni della nostra terra.
Ecco cosa ne è emerso.

Partiamo dall’inizio: come ti sei avvicinato alla fotografia?

Beh, io ho avuto la fortuna che i miei genitori fossero grandi
viaggiatori: ricordo che, da piccolino, abbiamo girato tutta Europa in camper. Ho potuto vedere molti posti differenti. Cercavo sempre di osservare, di trovare particolarità e diversità, che sono quello che la mia fotografia vuole raccontare. Quando scattavo, il consiglio di mio padre era quello di non fare mai foto da cartolina, già viste. Prestavo allora il mio occhio alla diversità: forse la mia passione è iniziata già da lì. Poi, con la scoperta del cinema, ho scelto di iscrivermi al liceo con indirizzo di fotografia e filmica, ma col tempo ho capito che il mio mezzo fosse la macchina fotografica. Ho proseguito, ho imparato le basi che mi sono servite poi per poter scattare in modo soddisfacente: la tecnica è importante, senza non si arriva a nessun risultato di spicco. In seguito, per un periodo ho lasciato la macchina in un armadio, per poi riavvicinarmici con la paesaggistica, ma mi sono reso conto che il mio interesse fosse rivolto alla street photography, perchè era quella che riusciva a raccontare meglio quello che vedevo in città. Mi piace raccontare le scene di vita cittadina.

Ciò che mi affascina maggiormente dei tuoi scatti è la commistione tra ritrattistica a reportage: voglio dire, quando scatti una fotografia non è quasi mai per isolare il tuo soggetto da ciò che gli sta intorno, ma per raccontare del suo rapporto con lo scenario in cui è immerso.

Ovviamente gli scatti non devono solo isolare il soggetto, mi piace cercare di ambientare e contestualizzare ogni ritratto. Bisogna raccontare sia il soggetto che il suo background: altrimenti è solo un volto. Mi capita però di fare anche primissimi piani, e in questi caso aggiungo una piccola videocamera sulla macchina per girare un filmato grezzo che racconti la scena che sta dietro allo scatto, dal clack! dell’otturatore al mio rapporto coi soggetti che immortalo.

La tua serie sulle osterie friulane racconta l’esperienza di luoghi che rappresentano molto più che bar: si tratta di sale in cui trovarsi con gli amici o immergersi nel privato di una lettura, godere del taciturno piacere di un buon vino o di una più conviviale briscola. Cosa ti ha attratto inizialmente?

Mi piace documentare la tradizione, le scene che provengono da lontano e che spero non si perdano nel tempo. Credo che la nostra generazione non lo permetterà, ma in quel caso avrei prodotto una testimonianza fotografica del passato. Voglio cogliere la naturalità, la maggior parte delle volte i miei soggetti non si accorgono nemmeno di essere fotografati. Altre volte invece ci mettiamo a parlare, beviamo assieme: mi è capitato così di conoscere persone nuove, conoscere storie.
Peraltro Pepata di Corte, un’osteria udinese, espone una selezione di dieci mie foto scattate all’interno della stessa. E’ partito tutto da una bella idea del proprietario. Questa serie è stata ripresa anche dall’Independent on Sunday [è possibile trovare l’articolo a questo link, ndr], l’edizione domenicale dell’Independent, famosa testata inglese. Hanno trovato queste foto sul mio sito giuliomagnifico.it e mi hanno chiesto di raccontarle e raccontare la vita in Friuli. La stessa intervista è stata poi ripresa dal Messaggero Veneto.

Hai anche all’attivo diversi reportage da zone calde: il confine Sloveno-Croato, Turchia, Siria e Iraq. Come cambia il tuo approccio in quelle situazioni, e cosa invece resta invariato?

Ovviamente in quei contesti cambia tutto: bisogna preparare meticolosamente il viaggio, sapere dove andare e dove non metter piede, come affrontare ogni situazione. Al momento dello scatto, al contrario, le mie azioni restano invariate: mi avvicino alle persone e mi faccio vedere con la fotocamera, e se mi fanno capire con un gesto o un sorriso che a loro sta bene essere fotografati, scatto. Comunque è necessario prestare sempre la massima attenzione: essere rapiti è una concreta possibilità. Le prime volte, quando si assiste a scene forti o ad interventi della polizia, tremano le mani: si tratta di una prova che colpisce, che mette a forte disagio. Anche se, dopo qualche esperienza, si inizia ad avvertire il valore umano di queste storie.

Se dovessi scegliere uno e un solo obiettivo, quale sarebbe?

Io ne uso solamente due: ho un 35mm f/1.4 e un 105mm macro, ma potrei usare quasi solo il 35. E’ una lente che va bene per tutto, io l’adoro, la tengo attaccata alla macchina anche per mesi senza mai cambiarla: facendo un passo in avanti si ottiene un ritratto, facendo un passo indietro una scena. E’ un obiettivo polivalente.

Quali sono i tuoi progetti futuri?

Coi viaggi si vive molto alla giornata: potrei partire in qualsiasi momento. In ogni caso avevo in mente, per quest’estate, di andare con un mio amico tra Siria, Libano e Iraq. Ho poi in programma un’esposizione al Med Photo Fest, che si tiene a Catania col patrocinio del Ministero dei beni culturali. In precedenza lo hanno vinto fotografi come Scianna, Berengo Gardin, Leone.

- Enrico Pascatti

Presentazione circolo fotografico Photo-grafando

Venerdì 26 Febbraio 2016 sono stato invitato dal circolo fotografico Photo-grafando di Brugnera e Timai (Pordenone), a presentare i miei scatti e reportage presso la sala del Canevon a Villa Varda. Ringrazio i presenti, Francesco Miressi e tutto il circolo per l'invito, l'ottima organizzazione e la splendida sala a disposizione. Vi lascio le foto e l'audio dell'intervento.

 

Nikon photo contest book

Every year Nikon Italy make a contest with about 9/10.000 photos and the best 100 are awarded, displayed at the Photokina and other international shows and printed in a book.  One my photo won, so I received a personalized book with my photo as a cover, plus the standalone one.

The photo is made at the Syrian border in May 2014, in the city of Kilis at the bus station, where this poor little girl was going around alone, dirty and confused...  (with a Nikon D800E + Sigma 35mm f/1.4 Art)

Personal exhibition in a restaurant in Udine (Pepata di Corte)

On 27th December I've inaugurated a personal and permanent exhibition inside an Udine osteria/restaurant called Pepata di Corte, the particular thing is that all the 10 photos exposed are shooted by me inside the same local in the last tree years. All the photos are 30x45 and printed on the Hahnemühle Cotton smooth paper. I love the idea of having a permanent exhibition inside a local because if someone want to see some of my photos printed in high quality, just go inside, take a glass of wine or a cofee and see them :-)  Anyway take a look at the photos of the inauguration below:

CONCERTO per i MIGRANTI / Cervignano del Friuli

Domenica 22 Novembre 2015 ho partecipato ad un concerto benefico del soprano Mara Corazza e Gabriele Avian all'organo, indetto in forma benefica per raccogliere fondi per le associazioni che aiutano i migranti arrivati in Friuli-Venezia Giulia.

Il ricavato della serata di 507,00 euro è stato devoluto interamente alla Onlus Insieme con Voi di Gorizia che è in prima linea nella prima accoglienza dei profughi e migranti provenienti dai confini Sloveni.

Selezionato come eccellenza della settimana nel Premio Treccani Web

L'enciclopedia Treccani ha selezionato il mio reportage Siria/Turchia 2015 come eccellenza della settimana nell'ambito del "Premio Treccani Web". Ulteriori dettagli alla pagina dedicata: www.premiotreccani.it/siria/turchia-2015.html

"Nei suoi reportage fotografici, caratterizzati dal bianco e nero, il fotografo Giulio Magnifico riesce ad immortalare la realtà quotidiana dei profughi in zone disagiate del mondo. La capacità di cogliere, attraverso scatti così drammatici, scintille di speranza è il tratto distintivo che lo connota come cronista privilegiato della Storia nel suo accadere."

Personal exhibition "SIPAS/GRAZIE" in Tolmezzo (Udine)

On 23 October 2016 I've inaugurated my personal photography exhibition called 'Sipas/Grazie'. There are 70 photos (80x60cm) and one video (23mins length) of my reportage inside Iraq during the war in September/October 2014. The exhibition is located inside Palazzo Frisacco in Tolmezzo, near Udine: Google Maps link. The exhibition is open from 10 to 12:30 and 17 to 19  every day except Tuesday that is close.

Convegno “guerra di propaganda”

Lunedì 12 ottobre sono stato invitato ad esporre le mie foto, ed intervernire al convegno "guerra di propaganda" organizzato dall'università di Udine.

Insieme a me erano presenti Gad Lerner, Gianandrea Gaiani, Fausto Biloslavo, Andrea Romoli e Barbara Gruden e Alberto Alpozzi.

La “guerra di propaganda” arriva a Gorizia con il convegno annuale di relazioni pubbliche

La strategia comunicativa del sedicente stato islamico è vincente? Chi ha perso la guerra di propaganda in Ucraina? Come si fa ad influenzare l’opinione pubblica? Come funziona la strutturazione dei significati e la formazione-evoluzione degli immaginari collettivi? Cosa e come cambia il coinvolgimento dei media in situazioni di conflitto? Quali sono le modalità per superare la consapevolezza dell’audience? Nascondere i messaggi dei “nemici” è utile o dannoso?

Queste saranno alcune delle questioni che verranno trattate in “Guerra di propaganda - semiotica e comunicazione nei teatri di crisi”, convegno che avrà luogo lunedì 12 ottobre nella sede “Santa Chiara” dell’Università di Udine a Gorizia. Il convegno, organizzato dai corsi di laurea in Relazioni Pubbliche e Comunicazione Integrata delle Imprese e delle organizzazioni , inizierà alle 9 e proseguirà fino a sera.

In mattinata si susseguiranno le relazioni di noti giornalisti nazionali esperti di situazioni di conflitto, mentre il pomeriggio si terrà una tavola rotonda in cui si parlerà di comunicazione strategica e della sua futura evoluzione nella “guerra” contro l’IS.

Prenderanno parte al convegno in qualità di relatori Gad Lerner, giornalista e conduttore televisivo, a cui sarà affidata la conclusione della mattinata di lavoro, Barbara Gruden , inviata speciale della Rai in teatri di guerra, Gianandrea Gaiani, fondatore e direttore della rivista Analisi Difesa, Fausto Biloslavo, attualmente giornalista presso Il Giornale e storico inviato di guerra, Andrea Romoli, inviato Rai e riservista dell’Esercito italiano.

Adiacente il convegno, la mostra “Immagini di Guerra” catapulterà il pubblico nelle lontane terre del Medio Oriente  grazie alle fotografie, specchio delle condizioni di vita e della speranza delle popolazioni locali colpite dalla guerra, catturate dall’obiettivo di Giulio Magnifico e Alberto Alpozzi, fotoreporter di guerra.

Dal punto di vista accademico, gli organizzatori Antonella Pocecco e Claudio Melchior (entrambi sociologi della comunicazione presso l’Università di Udine) si attendono un ricco dibattito sul tema dell’efficacia delle propagande nell’era dei social media, con particolare attenzione agli aspetti culturali e a-consapevoli di queste dinamiche che, sebbene spesso sottovalutati, ne determinano fortemente il successo o l’insuccesso.

http://qui.uniud.it/notizieEventi/cultura/la-201cguerra-di-propaganda201d-arriva-a-gorizia-con-il-convegno-annuale-di-relazioni-pubbliche